Delicate linee e intensi colori plasmano il segno pittorico e da essi scaturiscono immagini in cui il dolore, la delusione, la felicità, la realtà, l’interiorità e la malinconia divengono concretezza nelle opere realizzate dall’artista Alessandro Abruscato, in arte Abal.
Il progetto artistico di Abal ha inizio durante la pandemia, quando la chiusura forzata gli ha permesso di compiere un viaggio interiore per comprendere se stesso e la società circostante. E’ nato, così, un linguaggio pittorico del tutto nuovo e personale. Donne, uomini e natura sono diventati i soggetti della sua riflessione artistica. Non si tratta solo di forme e colori ma rappresentazioni tangibili delle emozioni.
Figure femminili, dallo sguardo rivolto altrove o dagli occhi chiusi, sono le protagoniste di una serie di dipinti che permettono all’osservatore di riflettere sul noi stessi, sulle nostre paure e su ciò che custodiamo gelosamente: il nostro Io interiore. Nonostante le “fragilità” umane, la forza è simboleggiata dal vivace colore espressionista e ogni opera sembra ben esprimere il motto d’annunziano “Dant vulnera formam”.
Se le ferite danno forma, l’essere umano tende a nascondere la vera natura tanto da celarsi dietro a tante maschere quante sono le situazioni. Lo stesso Abal dipinge un’opera al cui centro viene posto un uomo senza volto con accanto tre maschere. Queste maschere rimandano alla concezione pirandelliana della frantumazione dell’IO, di quell’Io – prima citato-, che cerchiamo di tener ben nascosto, e della sua suddivisione in molteplici identità.
Nella frammentazione del nostro IO, però, ritroviamo due maschere: una creata da noi stessi e l’altra derivante dalle imposizioni della società che imprigiona gli uomini nelle convenzioni sociali. Abal raffigurando tre maschere indica le tre personalità che secondo Freud corrispondono all’Io inconscio, all’IO cosciente e il SuperIo o maschera pirandelliana. Per fuggire da tale realtà vi sarebbero tre mezzi: il suicidio, la pazzia e il “vedersi vivere”. L’essere umano ha il privilegio di “sentirsi vivere” e di rapportarsi con il mondo vivendo “questa realtà”. Si può pensare al concetto della Lanterninosofia, una luce che mostra una realtà attraverso un flebile chiarore dandoci, così, una visione personale e soggettiva di un certo mondo che non è quello vero. In alcuni dipinti di Abal appare, infatti, una piccola fiamma ma è diversa dall’idea pirandelliana in quanto, lo rivela l’artista stesso, è la luce del suo cammino.
Se da una parte le opere di Abal sono l’analisi tangibile dell’essenza umana e degli stati d’animo, dall’altra ci permette di comprendere un altro concetto: la “Madre Terra”. Questo panismo d’annunziano è l’unione della visione artistica con la musicalità presente nell’opera stessa e si sintetizza nella raffigurazione di donna e natura. Musica impercettibile all’orecchio umano ma non a quello dell’anima. E’ proprio qui che ha inizio una sorta di metamorfosi ovidiana esaltandone la sacralità dell’atto creativo.
Abal ci insegna a guardare dentro noi stessi, di avere un certo senso critico e non temere di raccontare la realtà così com’è, sia nel suo aspetto negativo che positivo.
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